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photo by Fabrizia Fedele

di Fabrizia Fedele

Eve Ensler, Chiedimi scusa, ilSaggiatoreQuesto libro è una lettera di scuse che la celebre drammaturga statunitense, autrice de I monologhi della vagina, immagina scritta per lei da suo padre ormai morto da anni, con cui in realtà non si è mai confrontata né tantomeno riconciliata. Lui non le ha mai chiesto scusa della violenza fisica e psicologica che le ha inflitto e allora ecco che lei decide di farlo al posto suo, come se fosse proprio il padre a parlare dall’aldilà. Un espediente per “ideare esiti alternativi”, scrive la stessa Ensler nel prologo, un modo per liberarsi e salvarsi dal male e dal dolore sofferto. In un monologo lungo tutto il libro, l’autrice raccoglie l’immaginaria confessione paterna: l’ammissione di tutte le sue colpe, con la ricostruzione dettagliata di tutti gli abusi, le violenze e i soprusi fisici e psicologici perpetrati su di lei durante gli anni di vita insieme, sin da quando era una bambina di cinque anni. Con la certezza che, se non si è pienamente coscienti della violenza commessa e del dolore procurato, non si può chiedere scusa a qualcuno, l’autrice impersona il padre, potremmo dire addirittura che attua una sorta di “transfert” consapevole, rivivendo i momenti più dolorosi della propria vita. Costruisce persino una fiction della vita del padre bambino, adolescente, giovane e maturo fino all’incontro con la madre e alla creazione della loro famiglia. Un vero e proprio “prequel” che vuole avere una funzione esegetica della storia del loro rapporto padre-figlia. Il percorso di autocoscienza trasferito dalla Ensler a suo padre termina con la richiesta di perdono, la catarsi e la liberazione dal maleficio finale. Del resto come potremmo definire una vittima di violenza se non come una persona in balìa di un incantesimo malefico?
Un percorso difficile anche per chi legge e vive questa storia così densa di sofferenza. Ci si immerge totalmente nel dramma quasi senza capire. Alla fine, arrivati alla liberazione della protagonista si condivide questa liberazione con partecipazione. A freddo si comprende il significato dell’opera, che muove dall’esperienza personale dell’autrice per diventare esperienza collettiva. Quante donne hanno subìto violenza dai propri padri o comunque all’interno della sfera familiare? Quante donne hanno ricevuto delle scuse? Probabilmente nessuna, perché viviamo in un patriarcato in cui la violenza sulle donne viene accettata. Il messaggio della Ensler arriva forte e chiaro, perché questo libro è anche un atto politico: lei stessa lo definisce uno “strumento politico a sostegno di tutte le donne”.