di Chiara Nobilia

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Prologo/ dietologo
Un opuscolo rettangolare con copertina giallo limone; all’interno, le calorie di tutti gli alimenti, ognuno riportato per unità di misura di 100 grammi. Frutta, verdura, carne, tutto. Lo consulto ogni giorno, e ogni giorno, eseguendo l’operazione di somma a penna, calcolo il totale delle calorie che assumo: non deve superare le 1050. E non le supera. Mai.
Ho 16 anni, gli occhi azzurri e peso 59 chili: tremo quando penso di trovarmi a un soffio dallo spauracchio dei 60, e mi affretto a ripetermi che, essendo partita da quota 73, dimostro di avere io il controllo. So come si fa a resistere, a dilatare il cibo: un cracker lo divido nei due quadrati che lo compongono, e di ogni quadrato faccio quattro parti. Rallento i tempi di masticazione. Il dietologo è soddisfatto; mi rassicura sull’assenza di mestruazioni che, da quando ho iniziato a perdere peso, caratterizza la mia condizione, e anzi mi propone di passare alla pastichetta: così chiama l’Eutirox, farmaco afferente alla categoria degli ormoni tiroidei, principio attivo Levotiroxina Sodica, da prescrivere in caso di ipotiroidismo. Non prendo la pasticchetta, riparandomi da chissà quali e quanti danni. Il luminare di dietologo è ancora su piazza, operativo presso clinica privata, serenamente googlabile: il suo muso è on line tra le immagini correlate al suo nome. Che ho digitato rigorosamente in minuscolo.

Intro/ ginecologo
Hai l’utero di una bambina di sette anni: ne ho, invece, 17 quando mi scorticano, dentro, queste parole. Il ginecologo che, pronunciandole, mi atterrisce – e che ora, quanto meno, è malamente recensito in Rete – ha pronta la sua necessaria sacra terapia a base di una doppia dose di anticoncezionali al dì. La paura mi rende una paziente obbediente, ma vengo presto invasa da numerosi melesseri. Dottore, non ce la faccio, mi sento nervosa, fuori di me. È normale: sono gli ormoni, devi andare avanti. Per mesi, anche se non ce la faccio, se sono nervosa e fuori di me, vado avanti.
Poi. Una sera (una sera qualunque). Lancio il blister delle medicine. Mamma, papà, non le prendo più. Basta, non voglio più niente. Punto. Le mestruazioni ricompaiono, un fiume che torna, il ritmo lunare che riprende a orchestrare la danza delle viscere. Ho 18 anni e ho, inevitabilmente, sforato i 59 chilogrammi.

Punto di fuga/ la Dottoressa
Squilibrio, dentro, lo sento. Una sfasatura che procede a valanga, aprendosi in voragine. Parametri vitali impazziti, lo so. Alterazione che monta, arresto della crescita in altezza, aumento ponderale esponenziale. Il tutto, nella metà di un anno solare. Ho 19 anni, di me riconosco soltanto gli occhi azzurri, sotto palpebre gonfie, e quando salgo sulla bilancia sento la Dottoressa dire: novantanove-sette-e-cinquanta. Sento la mia voce rispondere: Non ho capito. Sento la sua voce spiegare: Pesi 99 chili e 750 grammi.
Buio.
Nerissimo.
Articoli, riviste specializzate, attività di ricerca, convegni, pubblicazioni in Italia e in America: mi commuovo scorrendo su internet il percorso specchiato e immenso della Dottoressa che ho incontrato. Dottoressa, D maiuscola. Un colpo di fortuna di quelli che non capitano, un gigante della medicina e della scienza che si appassiona al mio caso. Inizio l’università mentre, in parallelo, sono in cura da lei: la chimica degli alimenti, combinazioni precise, analisi e visite tre volte a settimana. Tutto questo per molti anni: un corpo da far ripartire, riequilibrare, ristrutturare. Porto a termine l’università, il percorso alimentare continua. Resisto, spingo, crollo. Un passo avanti e due indietro. Cado, mi tiro su; cado ancora, poi di nuovo su. Io e la bilancia, i valori delle analisi, i jeans in cui voglio entrare. E tantissima, infinita fatica.
Non mi ricordo quanti anni, precisamente, ho, quando mi congedo dalla Dottoressa, arricchita di un patrimonio di consapevolezze e alleggerita di oltre 40 chilogrammi. Ho perso l’aggancio con la mia immagine, continuo a visualizzarmi sempre a 99,750: nelle foto di gruppo con i miei amici, noto immancabilmente nel mucchio una persona che non conosco. Quella persona sono io.

Intermezzo/la naturopata
Non posso mancare l’appuntamento con le intolleranze alimentari: ora, in Italia, pane quotidiano di tutti, ma nel 2006, quando il risultato del test, in una sola goccia di sangue prelevata dal dito medio, rileva la mia guerra in atto con caffeina, lattosio, cacao e non-notabilia, molta gente storce il naso. Ma cosa vuol dire, ma che fissazioni hai. La naturopata di quel periodo, con bagaglio di studi in biologia, medicina tradizionale cinese e floriterapia, mi conduce sulla strada dell’alimentazione biologica e dei rimedi naturali.
Non credo nel modello unico, i percorsi possono essere molti, ovunque si può prendere: sperimento anche qui. E scopro la calendula, che mi fa scomparire i dolori mestruali, e poi il ribes nigrum, con cui tengo a bada, tuttora, le allergie respiratorie; ma soprattutto, e sorprendentemente, la naturopata mi prescrive di gustare il sapore del cibo che mangio, osservarne il colore, andare a naso. Non pesare niente, mi dice: a te ora serve il contrario. Arrivo a 30 anni, i miei occhi hanno letto e riletto indicazioni alimentari di vario e svariatissimo genere, il pensiero di ingrassare o dimagrire sta tramontando sullo sfondo, le taglie degli abiti hanno perso l’appeal metafisico.
In fondo a me, però, una camera vuota.

Vulcano sotterraneo/ l’insegnante di danza del ventre
La camera che definisco vuota, in realtà, è una camera magmatica.
E non è vuota, ma in paziente attesa.
Ve lo dico subito, ragazze: la ciccia, qui, deve ballare! In una delle primissime lezioni, l’insegnate di danza del ventre – il suo canale Youtube è popolato da video incantevoli – dice, ridendo, questa battuta che non dimentico. Che spazza via da me ogni senso di inadeguatezza e mi fa abbandonare alla gioia morbida del movimento. Cavallo, deserto, shimmy e choo-choo shimmy, otto, maya: sono alcuni dei passi che preferisco di questa danza nata per le donne, tra le donne; sono il corpo che si libera, si espande, si accende.
Ho 34 anni, gli occhi sicuramente brillanti, un completo rosso e il borotalco sui piedi (come da prassi), mentre entro in quel bellissimo teatro romano per uno spettacolo che non avrei mai immaginato di fare. Non avrei mai creduto che fosse possibile danzare senza preoccuparsi minimamente di dimensioni, cellulite e canoni, ma sentendo, invece, un vulcano di energia che esplode dentro.

Epilogo 2020/ prologo per il resto che verrà
Ho quasi 43 anni e – ora che ci penso – non so quanto peso, mentre scrivo questo racconto per amore del mio corpo. Da dentro. Lo specchio e la bilancia, non possono averne idea.