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di F.F.

Liv Stromquist, Il Frutto della Conoscenza, Fandango Libri.
Illuminante e al tempo stesso scorretto, graffiante e istruttivo. Mi ci sono imbattuta sfogliando una rivista francese, mi sono incuriosita, anche perché l’autrice, una tostissima artista svedese, ha esposto i suoi disegni nella metro di Stoccolma nell’autunno 2017, suscitando non poche polemiche naturalmente, così ho approfondito e ho scoperto che Fandango ha curato la versione italiana, per fortuna, e mi sono precipitata a comprarlo. Il libro, con i suoi fumetti, va alla scoperta della sessualità femminile, mettendo in relazione la natura nella sua essenza rispetto alle costruzioni della civiltà umana: la religione, la scienza, la medicina, la società.
Ci si trova così di fronte all’assurdità di certe credenze e di certi tabù anche molto recenti o ancora vigenti, relativi al sesso e alla sessualità, alla vagina, alla vulva e alle mestruazioni, che hanno condizionato e ancora condizionano le donne di tutto il mondo. Ci si rende conto con orrore che la mortificazione del corpo femminile è sempre servita alla società per controllare e limitare la donna, che ancora oggi non è consapevole del suo potere, anche sessuale. Si scopre che alcuni medici, come John Harvey Kellogg, quello dei corn-flakes (conoscere ciò che faceva potrebbe disincentivare l’acquisto dei cereali a cui ha dato il nome!), o Isaac Baker-Brown, medici vissuti tra l’Ottocento e il Novecento, facevano di tutto per impedire alle donne di toccarsi i genitali, persino asportando loro il clitoride.
E che dire di Freud? È stato proprio lui ad affermare la distinzione tra orgasmo vaginale e orgasmo clitorideo, sostenendo che solo quello vaginale fosse da considerarsi un vero orgasmo, mentre quello clitorideo, ottenuto senza penetrazione, non era ritenuto un orgasmo e la donna che non ne aveva uno con la penetrazione era considerata frigida! Pensate quanto male ha fatto alla nostra sessualità questa teoria che ancora oggi viene seguita.

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E veniamo al capitolo mestruazioni. Il tabù dei tabù.
Perché noi donne viviamo costantemente con la paura di essere scoperte? Siamo sempre minacciate dal pericolo incombente che l’assorbente perda e che il sangue macchi le mutande, i vestiti, le lenzuola, oppure il divano, la sedia… rivelando così che abbiamo le mestruazioni. Come se dovessimo vergognarci per il fatto di averle.
La società e le pubblicità ci propongono assorbenti e tamponi che ci fanno sentire sempre protette e sicure, fresche persino. Tutto, a patto di fingere che non ci siano. Ma perché? Perché doverci vergognare di qualcosa di naturale, di qualcosa che fa parte di noi? Che ci fa esistere come donne? E perché non considerarle come una forza vitale e celebrarle persino?
Come dice Liv Stromquist: “a volte viene da pensare a quanto sia brutto che le mestruazioni come fenomeno, esperienza, tema esistenziale e artistico siano così celate nella nostra cultura, che le esperienze mestruali vengano così poco rappresentate pubblicamente”.
Ecco, ripartiamo dalle mestruazioni!