di Fabrizia Fedele
Vera Giaconi, Persone care, SUR
L’ambivalenza e la contraddittorietà dei sentimenti nelle relazioni familiari e non solo, declinati in dieci brevi racconti. Vera Giaconi, giovane scrittrice uruguaiana, ci conduce nel lato oscuro degli affetti con uno stile scarno e asciutto e uno sguardo che indaga nel profondo, mettendo completamente a nudo l’animo umano.
Inquietante e bellissimo il racconto “Stimatore”, emblematico per il nostro tema figlianza, dove un figlio passa al setaccio il rapporto con la madre che sta invecchiando. Anzi potremmo dire che valuta nel senso letterale del termine: fa una stima, perché lo stimatore del titolo, oltre a essere un programma televisivo, è proprio lui, il figlio, che improvvisamente si trova a considerare il rapporto con la madre e la madre stessa dal punto di vista meramente economico. Del resto è un orologio costoso che la madre ha regalato al figlio a sintetizzare il loro legame, come esprime l’incisione dietro al quadrante : “il sangue unisce”. Quindi il figlio, che è andato a fare una visita alla madre, si ritrova a fare una stima degli oggetti della casa e poi della donna stessa in relazione al suo prossimo futuro, cioè la vecchiaia e il fatto che probabilmente non sarà più autosufficiente, con l’inevitabile conseguenza che dovrà occuparsene lui, e non volendo trasferirsi da lei, dovrà ricorrere a un ospizio. Quindi di nuovo una valutazione economica del costo dell’ospizio. Di nuovo la stima del valore economico di un rapporto, totalmente privato del suo valore affettivo. L’affettività dell’amore filiale è rimpiazzata dal mero calcolo matematico delle variabili presenti. L’orologio che porta al polso gli ricorda il legame con sua madre. L’anaffettività del figlio deriva dall’anaffettività della madre, viene di pensare alla fine del racconto.