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Photo by Saksham Gangwar on Unsplash

di Alessandra Beratto

Avevo già sentito parlare dalle bambine grandi, mia sorella e le sue amiche, delle “cose”. Sì, cose tra virgolette, misteriose, sempre puntuali e che se sei al mare non ti permettono di fare il bagno . Speravo che quelle “cose” lì mi evitassero, invece ho 12 anni e loro puntuali eccole qua. E per di più sono in vacanza al mare, quindi niente bagno.
Mi annoio qui seduta sugli scogli, però oggi il tempo è brutto e quindi non farei comunque il bagno.
Il mare è così arrabbiato: onde alte, grigie e bianche che prendono a schiaffi la scogliera e poi corrono via per ritornare ancora più arrabbiate di prima.
Sugli scogli più bassi ci sono un papà con due figli che da qui sembrano avere la stessa età di papà e di noi due sorelle.
Forse sarebbe meglio che se ne andassero da lì. Papà glielo ha gridato, ma il rumore del mare ha coperto la sua voce e un’onda enorme li ha portati via tutti e tre.
Li ho visti sparire e riapparire un sacco di volte, ne ho perso il conto.
Ogni volta sembrava riuscissero a risalire sugli scogli, ma il mare li sbatteva di qua e di là come bambole di stoffa e poi se li riportava via. Per fortuna il papà è riuscito a rimettere sugli scogli il figlio più piccolo, dove molti uomini, accorsi lì, lo hanno portato in salvo. Poverino era tutto pieno di graffi, sangue e terrore.
Poi il figlio più grande e il papà il mare se li è portati via.
Ho visto arrivare due motoscafi della guardia costiera, ma le onde sono così alte che coprono la vista e non so se riusciranno a trovarli.
Dagli scogli abbiamo buttato materassini e ciambelle salvagente, ma il mare li nasconde e tutto sembra perduto.
Le mie “cose” e la paura mi hanno fatto venire un grande dolore di pancia, me ne ritorno in roulotte. Non sopporto più il freddo e l’angoscia.

Questa notte sono stata così male.
Sembrava che un cane mi strappasse la pancia a morsi e non riuscivo a stare ferma, né a dormire. Continuavo a vedere il mare in burrasca che si portava via i corpi di quel papà e di quel figlio come due marionette rotte. Soli tra onde quasi nere senza riuscire a trovarsi. Continuavo a guardare se papà dormiva e se era sempre lì nel suo letto.
Questo dolore così profondo, adesso che è quasi mattina, non mi fa più ricordare come ero prima che arrivassero le “cose” da grande e che il mare diventasse un mostro.

Quel papà non ce l’ha fatta, il figlio sì, lo hanno trovato aggrappato a uno dei materassini e lo hanno portato a riva.

Non riesco più ad andare sugli scogli, sento troppa pena e paura e in più le mie “cose” continuano a darmi dolore.
Però questa sera, proprio come facevo quando ero piccola, mi sono fermata a guardare il cielo sul mare e là in fondo ho visto una striscia scura.
Lunga, nera e ferma sull’orizzonte.
Sicuramente sono le nuvole della burrasca appena passata, a me però sembrano due braccia strette attorno al mondo.
Già, proprio come le braccia di quel papà strette a suo figlio, mentre lo ributtava al sicuro sugli scogli.
Ecco, proprio come facevo quando ero piccola, ho scritto quello che sento dentro, qui in mezzo al petto e che spinge forte per uscire.

Una striscia scura tiene il mondo intero,
tiene le terre e i mari perché non caschino nel nulla.
Come l’amore tiene gli uomini
perché non caschino nel peccato.

Papà ha letto queste righe e se ne è andato in fretta, dandomi una carezza veloce.
Forse non voleva che vedessi le lacrime che spuntavano dai suoi occhi.
Ma io che, come dice mamma ascolto e vedo sempre tutto, le ho viste, se si fermava vicino a me lo avrei abbracciato e gliele avrei asciugate.
Già proprio come faceva lui tempo fa, quando ero piccola e le “cose” da grande non sapevo cosa fossero.