di Gabriella Mazza

Isabella è felice, sorride, guarda i video in camera sua.
Sempre sorridendo viene in cucina, prende una merendina dalla dispensa e tornando di là al suo computer apre “a scoppio”, tra le due mani, il cellophane dell’involucro.
Sorrido anch’io e mi viene in mente come eravamo riusciti a capire che aprire “a scoppio” tra le due mani, per Isa, fosse il modo giusto di aprire da sola la sua merendina. Avevamo provato con la stessa tecnica usata per i biscotti, ma non avevamo avuto successo.
I biscotti che Isa mangiava a colazione erano dei frollini in una confezione da sei pezzi sigillata. Poiché Isa non riusciva ad aprirla con le mani, a un certo punto avevo introdotto le forbici (Isa aveva imparato ad usarle con la dovuta attenzione, senza tagliarsi). Così come avevo proceduto con le cinture di sicurezza, avevo individuato quali potessero essere gli aiuti necessari affinché Isa coordinasse entrambe le mani, senza nessun input verbale da parte mia e, in un paio di giorni, ce l’aveva fatta da sola: con la mano sinistra teneva il pacchetto di biscotti, con la mano destra posizionava le forbici al centro della confezione e, aiutata dalla rigidità dei biscotti, riusciva a tagliare la confezione al centro.
Con la merendina, però, questa tecnica non aveva funzionato, perché in questo caso il contenuto e l’involucro erano troppo morbidi e Isabella non aveva abbastanza spazio per tenere con la sinistra la confezione e con la destra utilizzare le forbici. Per questo, per tanto tempo, eravamo andati avanti come al solito: gliela aprivo io.
Finché un giorno a casa nostra è arrivata Giulia.
Giulia è una giovane ragazza che conosco da quando era bambina e io abitavo a Roma. Era venuta a vivere a Bologna da poco e le avevo proposto di fare la “ragazza alla pari” da noi. Giulia aveva accettato e così, con naturalezza e allegria, aveva iniziato a frequentare la nostra casa. Mi aiutava in tutto, dalla preparazione del materiale per le attività di Isabella alla predisposizione delle attività casalinghe. Arrivava tutti i giorni in bicicletta, con il ferro da stiro in una grossa borsa che portava a tracolla. Lo portava sempre con sé da quando, un giorno, mi aveva detto: “Gabriella, dammi il ferro da stiro, a me piace stirare.” E io, con candore, avevo detto: “Giulia, noi non abbiamo un ferro da stiro.” Lei mi aveva sorriso e mi aveva risposto semplicemente : “Va beh dai, vuol dire che lo porterò io tutti i giorni!”.
Giulia partecipava alla nostra vita, osservava e dialogava con noi. Un giorno in cui Isabella era venuta a chiedermi di aprirle la merendina e io, come al solito, mi ero un po’ lamentata dicendo: “Caspita, non riesco a trovare un modo per insegnarle ad aprire il cellophane della merendina da sola”, Giulia mi aveva guardato e aveva detto: “Puoi fare così!” e, prendendo la merendina tra le due mani, l’aveva aperta facendo un movimento a scoppio, aggiungendo: “Io l’ho sempre aperta così!”.
Ho capito in un attimo che potesse essere il modo giusto per Isa.
E così abbiamo provato. Però Isabella non riusciva a dosare la forza delle due mani contemporaneamente, per cui è stato necessario un passaggio intermedio: appoggiare la merendina sul tavolo e farla scoppiare con una sola mano. Un paio di giorni di prove e… Isabella aveva imparato a schiacciare il sacchetto tra le due mani.