di Gabriella Mazza

Stamattina Isabella si è svegliata, e seguendo la solita routine, è andata in bagno, è tornata in cucina per fare colazione, ha preso i due succhi di frutta che erano già sul tavolo e ha iniziato a scartare la cannuccia, ha eliminato il cellophane che la sigillava ma, invece di inserirla nell’apposito foro, l’ha appoggiata sul tavolo.
Io e Alberto siamo rimasti interdetti, ma non siamo intervenuti, ci siamo limitati a osservare cosa avesse deciso di fare Isa. Lei ha prelevato una nuova cannuccia da un altro succo in tetrapak l’ha scartata, ma anche questa non l’ha inserita nell’apposito foro e l’ha appoggiata sul tavolo. Alberto allora le ha detto allarmato: “Dai Isa, ma cosa fai?”, considerando che il comportamento di Isa potesse essere l’inizio di un rituale: quei nuovi riti ossessivi, che poi interferiscono con la vita quotidiana. E ha continuato, con tono di rimprovero: “non scartare tutte le cannucce, smettila”. Io ho pensato che magari Isa volesse fare o dire qualcosa e che noi non ci siamo resi conto di qualche particolare o variabile importante e l’ho fatto presente ad Alberto. Allora abbiamo aspettato, senza intervenire, ancora per un po’ e Isabella ha scartato una terza cannuccia, e per la terza volta invece di inserirla nell’apposito foro per bere il succo, l’ha appoggiata sul tavolo. Quindi io mi sono avvicinata al lato del tavolo dove era seduta e ho potuto vedere che le tre cannucce che Isa aveva scartato erano tutte difettose, avevano un taglio longitudinale che le rendeva inutilizzabili. Ho esclamato: “Caspita Isa, adesso è tutto chiaro! Ecco perché non le inserivi: sono cannucce inservibili. Come posso aiutarti?”. Poi ho preso una nuova confezione di succhi dal mobiletto della cucina e finalmente abbiamo trovato una cannuccia adatta e non deteriorata.
Ho imparato qualcosa.
Ho capito che se da una parte è necessario osservare e analizzare il comportamento di Isabella, così abbiamo fatto e continuiamo a fare in base ai principi dell’analisi del comportamento, dall’altra è altrettanto necessario darci e darle il tempo per considerare il comportamento come la sua personale ricerca di soluzione, soprattutto poiché Isa non ha un bagaglio di parole o frasi che la aiutino a descrivere quello che fa o vorrebbe fare. In questo caso delle cannucce per esempio, ho scambiato il fatto che allineasse le cannucce sul tavolo per una rigidità nascente, soltanto dopo un’ulteriore riflessione e attenta osservazione sono riuscita a capire che Isabella stava cercando di risolvere un problema: il fatto che le cannucce fossero rotte.
Isa stava semplicemente esercitando una pratica di “problem solving”. La capacità di trovare la migliore risposta possibile in modo veloce e responsabile a una determinata situazione critica e del tutto nuova.
Isa ha scartato le cannucce, che erano spaccate longitudinalmente, fino a che ne ha trovata una integra.