di Leonora Carducci

Questa sera chattando con Fabrizia mi è tornato in mente un viaggio fatto tanti anni fa, era il 1991.
Parigi: io e Valentina. Lavoravamo nella stessa azienda: lei nell’agenzia al pubblico, io nel Tour Operator. Lei con molte possibilità, perché papà dentista e mamma non ricordo, io con i risparmi sudati e messi da parte per la vacanza. Vacanza pagata due lire perché eravamo agenti di viaggio.
Una settimana a Parigi sole io e lei. Mai uscite insieme, mai viste di persona ma solo per telefono una lavorava in centro, l’altra in periferia, non c’era il tempo e poi l’idea ci è venuta un giorno al telefono.
“C’è un’offerta per Parigi, andiamo?”.
Ci dicevano: ma non vi conoscete e se poi non state bene?
È stata una di quelle vacanze che non dimentichi. Cinque giorni di camminate, di visite. Abbiamo visto tutto di Parigi. Poi Franco, un nostro corrispondente, ci ha portato un giorno nei dintorni della città. Non vedevamo l’ora di tornare e di stare lei ed io, perché stavamo bene insieme.
Albergo due stelle carino a due passi dal quartiere latino, colazione con croissant e caffè. E poi giornate intere in giro per la città. La sera nel Quartier Latin, pieno di ragazze e ragazzi, artisti, noi stavamo bene lì.
La lunga camminata per andare a vedere la Tour Eiffel, la Rue de l’Université che non finiva mai.
Il Louvre, la parte egizia, la Gioconda.
E poi le risate, quando parlavamo in francese ai francesi che ci guardavano con quell’aria un po’ stronzetta, quando li vedevamo con le baguette sotto al braccio.
Osservavamo le donne come si vestivano, alcune ci piacevano altre non si potevano guardare. Ci affascinavano i negozi di Shu Uemura. Negozi dedicati a una marca. Da noi stavano arrivando allora i vari Calzedonia. Ma lì no e da Shu Uemura ci entravamo tutti i giorni. Ho comprato un pennello per il fard che è durato 20 anni.
La domenica dovevamo partire e il venerdì siamo entrate nei grandi magazzini. La nostra fine. Due giorni full immersion nella gallerie. Lafayette e Printemps Haussman non avevano più segreti per due ragazze romane con gli occhi a cuore davanti a un paio di scarpe a righine bianche e blu da passeggio o un vestito leggero da aperitivo.
Una bella vacanza, senza non ho voglia, no no facciamo altro, sono stanca; due sconosciute che nell’arco di due ore di aereo già avevano capito che sarebbe stata una bella vacanza.
Ora sogno. Sogno di rilassarmi al mare, di stare su un lettino e bruciarmi al sole. Forse sarà per questa pandemia che ci ha ingrigito dentro o forse perché veramente vorrei stare sola su un lettino e sentire il calore del sole addosso. Non pensare al pranzo, alla cena, alla spesa, alle pulizie di casa, alla lavatrice. Cose che non ti danno nulla, che le fai perché devi e non perché hai il piacere di farlo. Farle per mio figlio o il mio compagno mi va, ma non è piacere, non è soddisfazione.
Mi manca la mia libertà. Ognuno di noi dovrebbe almeno 20 giorni l’anno prendersi una pausa da tutto e da tutti e volare.
Mi mancherebbero mio figlio e il mio compagno ma tornerei più carica e serena e farei di più. Forse mi manca il lavoro. Avere una scrivania dove organizzare i viaggi agli altri, risolvere i problemi. Mi manca uscire di casa e andare a creare, parlare con chi lavora accanto a me, discutere su come organizzarci. Mi manca essere impegnata in qualcosa al di fuori della casa.