di Paola M.C. Fasano

Facciamo il punto. Stasera mi metto il vestito nero, quello preso in saldo. Che affare che è stato: trenta euro per un peccato di vanità! Ho pensato che li valeva tutti, stile né troppo vamp, né troppo serio. Metterò le calze fumo, i tacchi alti, beh, alti, insomma un po’. Il pelo è fresco, la ceretta è perfetta, le unghie sono corte, ma con un filo di smalto brillano. Altro? Ah sì: la torta con le fragole e lo Champagne Dom Pérignon, la sua marca preferita, sono in frigo. Aggiungerò due salatini che non guastano mai.
Controlliamo. La polvere l’ho data, il divano sta da dio con i cuscini neri di seta. Ah, avessi il caminetto! L’atmosfera sarebbe più romantica, ma pazienza, le luci soffuse sono una figata, me l’ha detto la mia collega, quella che ha l’amante esigente. Ops, che ore sono? È presto, ho tempo per rilassarmi, sarà una serata da urlo. Lui è cotto, lo so. L’ho visto stamattina come mi ha guardata prima di uscire. Fingevo di dormire, ho visto che ha messo la camicia che preferisco, vuole essere elegante stasera. Cosa mi regalerà? Lui non è tipo da gioielli, ma oggi è San Valentino, viene una volta all’anno, ci sta. Sento che mi stupirà. È un po’ spilorcio, diciamolo, ma ha capito l’altra sera quando gli ho detto che ho bisogno di coccole perché la nostra storia è stanca, io sono stufa, lui è monotono come mio padre, soliti orari, solita minestra sopra e sotto le lenzuola. Sono esigente? Le mie amiche mi dicono che dovrei leccarmi i gomiti. Sorrido, non sanno che lui è una barba!
Ti ricordi, eh, ti ricordi come era agli inizi? Cene, weekend in alberghi romantici, rose rosse e poi Champagne a fiumi e poi ci siamo sposati e lui ha tirato fuori la storia che io sono una gran cuoca e che tengo la casa benissimo. Così, da amante a colf, che palle, che stanchezza! Lavoro, pulizie e poi disponibilità, ovvio, di quel tipo, eh, ricordi? Ecco, appunto, è un ricordo, ma stasera sento che mi stupirà, lui ha uno sguardo nuovo, un certo non so che di misterioso. Come sono contenta, non vedo l’ora che arrivi. Ah, ecco, sento il rumore della sua auto, vado ad aprire la porta, sì, sì, sono proprio una gnocca, stasera gli farò vedere io, gli tornerà la memoria.
Ciao, tesoro! Sei in anticipo. Che bello, vieni, ti aspettavo per fare un brindisi al nostro San Valentino. Ma, perché resti in piedi? Mi sembri pallido. È successo qualcosa? Oh, mio dio, brutte notizie? Tua madre si è aggravata? Non lasciarmi sulle spine! Hai un regalo per me? Fammelo vedere, sono così curiosa. Ma perché mi dai le chiavi di casa? Perché fai la valigia? Starai via molto? Mi porti con te?
Non c’è bisogno che parli. Ho capito. Parlano i tuoi occhi. Vai da quell’altra, la tua collega! Quella troia!
E noi? Mi butti nel cesso così? D’accordo, sono vecchia, di seconda mano, lei è giovane e fresca.
Allora, vai. Vattene pure e buon San Valentino di merda!
Come te.