di Leonora Carducci

Photo by K B on Unsplash

13 maggio 2022

Quanto veramente ci sentiamo amiche di qualcuno? 

La mia amica non la vedevo più in giro e ho scoperto che era ricoverata da due mesi per disturbi dell’alimentazione, anoressia nervosa, si stava riprendendo ma intanto era ricoverata, lontana dagli affetti. Con lei altre ragazze e donne con gli stessi e altri problemi.

La incontravo ogni tanto in giro per il quartiere che camminava, assente, con gli occhi velati. Ci scambiavamo due parole, come stai? Stai lavorando? E lei che mi diceva che non ce la faceva più a stare senza lavoro e io che le rispondevo che anche io stavo come lei. Ma forse lei stava peggio di me e io non me ne sono accorta, vedevo che non stava proprio bene ma non sono riuscita a fare di più. Non so perché ma l’ho dimenticata, non ho fatto nulla, solo qualche messaggio, niente di più. 

Forse non potevo fare altro ma non ho insistito e questo ora mi pesa nel cuore.

Giorni a pensarla e poi le ho inviato un msg. Non mi ha risposto, ha ragione, magari mi ha mandato anche a quel paese e me lo merito. Mi ritrovo ad aiutare tante persone in difficoltà, alcune che non conosco e poi magari non mi accorgo di chi mi sta vicino e chiede aiuto.

Mi ricordo quando andavamo al mare, prima in palestra, un’ora di massacro e poi di corsa al mare. Lei diventava sempre più scura io invece rossiccia e la invidiavo. Passavamo le mattine sotto al sole a chiacchierare, sui nostri lettini vicino alla riva, avevamo bisogno di sentire l’odore del mare. Poi un bel caffè. Alle 12:30 di corsa a casa, dovevamo andare a prendere i nostri figli a scuola.

Poi ci siamo allontanate, non per nostro volere ma per esigenze diverse. Ogni tanto un messaggio per sapere se era tutto ok.

E ora? Lei ha lottato per la sua malattia e io vorrei tornare indietro per dirle tante cose, per chiederle di andare a prendere un caffè, di fare due passi, di parlare dei mici, di prepararsi per andare di nuovo al mare a rilassarci. Mi ritrovo a scrivere di lei. Mi aveva detto qualcosa di quello che aveva avuto in passato ma poi non c’è stato più modo di parlare.

A volte ti rendi conto che non ti fermi mai a pensare a cosa è più importante fare. Sei indaffarata a fare tante di quelle cose, alcune veramente inutili e quelle più importanti le perdi. 

19 maggio 2022

Arriva un messaggio, non ci speravo più.

Avevo sentito un’amica comune e mi aveva detto che stava meglio. 

Finalmente mi scrive lei.

“Sono stata ricoverata due mesi, sono tornata venerdì e finalmente sto bene.

Ti va di vederci per un caffè?”

Certo le rispondo.

E questo caffè ce lo siamo prese. Sedute al tavolino a parlare come una volta e poi siamo finite lì. 

“Ti eri accorta che stavo male?”

“Si quando ti incontravo e vedevo il tuo sguardo cupo assente, i tuoi movimenti, come parlavi, c’era qualcosa che non andava ma non riuscivo a chiederti niente, non volevo essere invadente, mi spiace”.

“Non ti preoccupare. Prendevo delle gocce perché non dormivo più, sai senza lavoro e tutto il resto, poi non mangiavo. Dovevo prendere 5 gocce, sono arrivata a 45, ero un vegetale sul divano, mia mamma è venuta da me è stata chiusa due mesi a casa da me e con me, non mi ha lasciato un attimo. Dipendente dalle gocce e dal non mangiare. Ho chiamato per chiedere aiuto e dopo il colloquio con lo psichiatra che mi ha detto, ma non riesci neanche a parlare? Sì non ci riesco gli ho risposto, mi hanno chiamata e ricoverata. Sono passati 60 giorni, prima del ricovero. Quando sono arrivata e ho messo il piede dentro il centro, mi sono detta, io devo guarire. Quello è un centro specializzato riabilitativo per ragazze e donne con disturbi alimentari. Seguono persone affette da anoressia nervosa, bulimia nervosa e tanti altri disturbi alimentari e altri problemi di natura psichiatrica. Ho fatto un percorso duro ma ce l’ho messa tutta perché volevo guarire e tornare qui dalla mia famiglia. C’erano altre ragazze con me, alcune sedute a tavola piangevano perché non ce la facevano a seguire la dieta, non ce la facevano a prendere la forchetta in mano.  Situazioni forse anche più importanti della mia. Una ragazza molto giovane che ha provato a suicidarsi impiccandosi, un’altra che praticava l’autolesionismo. Si tagliava, si provocava dolore, tutto per uscire dal suo stato depressivo”.

“Ti ho mandato un messaggio”.

“Si l’ho visto ma non era il momento per risponderti”.

“Si certo ora capisco il perché”.

Continua il racconto… “Dopo due mesi lì finalmente sono tornata e adesso seguo una dieta devo riprendere altri 3 chili e ce la farò”.

“Certo che ce la farai”.

“Lo sai che alcune che sono uscite con me piangono e sono disperate perché non riescono a seguire la dieta?”.

“Ma siete seguite, una volta a casa?”.

“Sì sì certo. Sai quello che mi ha massacrato è stato il periodo del Covid, la perdita del lavoro, stare dentro casa senza fare nulla. Non ho un hobby. Mi ha distrutto e piano piano è uscito quello che era nascosto dentro di me. Nel corso di questi due anni si è impossessato della mia mente, aveva spazio, e io l’ho lasciato fare senza lottare. Dovevo dormire e non pensare”.

“Ora sei qui, e stai meglio”.

“Si ora sono qui e vado avanti non posso mollare”.

E io sono contenta che sei a casa con tuo figlio e tuo marito.

Scusami.