di Silvia Zuffrano
“Silvia mettiti seduta che devo dirti una cosa importante”.
Il tono perentorio di mia madre arrivò all’improvviso mentre mi esercitavo a fare la ruota nel lungo e stretto corridoio che portava alle camere da letto. Tranne due applique alle pareti e una riproduzione stampata di un quadro di Renoir non c’erano mobili: una passerella ideale per saltellare, volteggiare e sognare di fare la ballerina.
Guardandola da terra assentii, “certo mamma”.
Eppure rimasi immobile, intimorita dal viso tirato di mia madre, nonostante la mia risposta pronta. Mi prese per il braccio spingendomi verso la sedia. Solo allora mi accorsi che già seduta c’era mia cugina di Roma. Non l’avevo sentita arrivare e la salutai felice di vederla perché avremmo potuto giocare insieme.
“Devo dirvi una cosa seria. Una cosa che vi succederà tra poco e che vi cambierà la vita”, disse mia madre più severa di prima.
Mentre ci scambiavamo sguardi d’intesa e partecipazione mia madre sparì in un’altra stanza lasciandoci sorprese ed emozionate. Mia cugina sospettosa mi chiese se sapevo cosa dovesse dirci, lei non ne aveva idea, anche sua madre era stata misteriosa quando le aveva imposto di venire da noi a parlare di una cosa importante, io feci spallucce.
Pochi minuti per vederla rientrare, tra le mani un libro aperto. Come può un libro cambiare le nostre vite?
Mia cugina era ammutolita proprio come me, ed ero certa che avesse avuto il mio stesso pensiero – non bastano quelli di scuola? – Infatti ci scappò una risatina.
“Questo libro spiega bene quello che vi succederà tra poco!”. Smettemmo di ridere.
I nostri occhi si muovevano veloci cercando reciproco sostegno, non c’erano più domande, potevamo solo ascoltare.
“Noi donne possiamo dare la vita! Perché solo noi donne possiamo fare figli. I bambini non li porta la cicogna e non crescono sotto un cavolo”. Sorrise mia madre. Io volevo solo andarmene. Ma come? Bambini? Ho solo 11 anni, mamma! Non voglio avere bambini! Mia cugina invece sembrava tranquilla “Io già lo so zia!”, esclamò con veemenza alzando il braccio in alto e agitandosi sulla sedia. Come lo sa? Quando? Perché lei già lo sa?
“Me lo hanno raccontato due mie compagne di classe, zia” e avvicinandosi all’orecchio di mamma come per rivelarle un segreto “sono diventate signorine!”. La sua voce era talmente bassa che io dovetti avvicinarmi a loro per sentire bene “signorine”. Mio padre mi chiama signorina tutte le volte che mi rimprovera.
“Benissimo! Allora mi aiuterai a spiegare meglio il contenuto di questo libro”, disse mia madre sospirando.
Mia cugina non perse tempo e andò a sedersi emozionata accanto a mia madre che le mise subito il libro davanti e lei iniziò a leggere: “titolo: l’apparato riproduttivo femminile”. A quel punto capii che avrei dovuto rassegnarmi.
Così fui travolta da infinite nozioni di anatomia e biologia: era la prima volta che sentivo pronunciare tutti quei termini scientifici: tube di Falloppio, ovaio, utero, vagina. E così, in un misto di repulsione e curiosità, io e mia cugina facemmo a gara a chi leggeva meglio, a chi ricordava più cose. Divertente. Poi toccò a me leggere: “titolo: il ciclo mestruale. Follicolo, ovulazione, endometrio, mestruazione, sangue”. Che cosa? Tutti i mesi avrei perso sangue? Sarei morta? Ero già morta! Non smisi di leggere, mia madre e mia cugina continuavano ad avere quel sorrisino sulla faccia, non volevo sfigurare. Sì ho capito tutto. Morirò!
“No ragazze è un evento naturale!”, mia madre capì che doveva rassicurarci, seduta tra noi due ci accarezzò i capelli e scese a prenderci le mani con dolcezza e continuò: “succede a tutte le donne del mondo, sapete? Di ogni nazione e di ogni razza.” Noi ascoltavamo in silenzio. “Ci sono ragazze che avranno il ciclo a dieci anni e ragazze che lo avranno a sedici”. La stretta sulle mani divenne una dolce carezza che, se ci penso, forse non ho più ricevuto da lei. “Succede a tutte. Credetemi. E’ così che si diventa grandi”.