di Maria Laura Centi

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Ci sono momenti in cui sento tutta la sua angoscia e il suo smarrimento, in un modo quasi fisico, con una tale intensità, come se fossero miei: è un’identificazione così forte che mi procura un dolore profondo.
Penso che debba sentirsi come dentro un incubo dal quale non c’è modo di uscire, dev’essere un’esperienza terribile: avere la consapevolezza che si sta perdendo una parte della propria mente, una parte di sé. Non poteva succedere una cosa più brutta e triste di questa ad un uomo con un’intelligenza così attiva e brillante, ancora tanto vitale ed interessato all’arte, alla letteratura, alla cultura in generale.
Ci sono momenti come quello di oggi, quando mi ha stretta forte prima di lasciarmi, come un aggrapparsi disperato per trovare coraggio, un tentativo di prendere da me un poco di forza e di sostegno, un conforto. E la facilità delle sue lacrime, questa ipersensibilità che gli sta uscendo fuori tutta insieme, dopo una vita intera di riservatezza e ipercontrollo.
Sento il suo dolore come fosse il mio e posso fare così poco per alleviarlo.
La sua impotenza disperata diventa anche la mia.
Perdere la memoria è vivere in un eterno presente; non c’è mai ieri, non c’è alcun ricordo di ieri, ogni giorno è il primo giorno. Me ne sono resa conto la scorsa estate dopo aver trascorso quattro giornate al mare con mio padre: per lui non erano stati quattro giorni, per lui, come ha detto, “è sempre il primo giorno”.
Ho trovato un modo, però, per “fermare” i suoi ricordi, per dargli la possibilità di ritrovarli, di mantenere una continuità nelle esperienze che vive con noi: il diario di ogni giornata trascorsa insieme, con una o più fotografie associate allo scritto. Nel corso degli anni questi diari sono diventati dei libri bellissimi e variopinti, in cui non solo lui ma anche noi figlie possiamo rievocare gli eventi vissuti.
Il diario è la sua memoria, è il passato che altrimenti sarebbe come mai esistito.
A volte però penso che può essere triste lo stesso: leggere quello che hai vissuto perché qualcuno te lo racconta, vedere immagini di luoghi che hai visitato con entusiasmo magari pochi giorni fa ed accorgerti che non te ne è rimasto non solo il ricordo, ma neanche l’emozione, nessuna sensazione. E’ come leggere una storia vissuta da qualcun altro, da un estraneo.
Ho visto tuttavia che esperienze e luoghi visitati ripetutamente gli lasciano nella mente una traccia ed un’impronta emotiva e quando rilegge e sfoglia le immagini il suo sguardo si illumina di piacere: sta ricordando.
Anche oggi abbiamo passeggiato lungo il viale dei pini “alti e schietti”, come lui li definisce rievocando i versi del Carducci -anche se quelli del Carducci sono cipressi- anche oggi abbiamo visto volare gli stormi sopra le nostre teste ed ho cercato di filmarli; anche oggi abbiamo osservato la scia di un aereo nel cielo, il fiore di magnolia che sta sbocciando, il glicine fiorito e profumato, un gatto dietro la siepe, e tutt’intorno la distesa delle vigne e degli uliveti.
Poi la sosta al bar per il caffè ed infine la messa. Siamo entrati nel santuario nel momento esatto in cui l’organo iniziava a suonare: ho preso mio padre sottobraccio e un’intensa commozione mi ha invasa.
Abbiamo percorso l’intera navata camminando lentamente, con l’organo che trasmetteva una potenza straordinaria e mi è affiorato alla mente il ricordo lontanissimo ma nitido dello stesso percorso fatto al suo braccio il giorno del mio matrimonio, mentre mi conduceva all’altare.
Poi, inevitabilmente, il ricordo è andato a un altro momento, al giorno del funerale di mia madre, quando, anche in quel caso, sono entrata in chiesa tenendo papà sottobraccio. Però la celebrazione della messa è per lui un momento di grande conforto, in cui insieme preghiamo, insieme facciamo la comunione, insieme cantiamo. E’ da quando non c’è più mia madre che la messa con lui è diventata un rito, prima ci andava con lei o anche da solo; prima la sua mente era ancora salda. Prima io non ci andavo affatto.
Di queste e di tante altre piccole e preziose cose sono fatti i nostri momenti trascorsi insieme, momenti di grande serenità ed armonia, di sintonia perfetta.
Che Dio ti conservi il più a lungo possibile così, mio amatissimo papà.
Come tu hai guidato i miei primi passi, io ora e per sempre sosterrò i tuoi, grata e felice per averti accanto.