di Liliana Paganini

Aveva 38 anni quando andò a vivere con lui. Un miracolo che l’avesse accettata, una ragazza madre con un figlio di 9 anni. Lui era stato gentile e chiaro allo stesso tempo. Il fatto che avesse un figlio era irrilevante. L’unica cosa importante era che fosse scrupolosa nel suo lavoro e fedele.
Si erano incontrati una sera, nella sua abitazione nel miglior quartiere della città. Il portiere l’aveva annunciata e lei, un po’ trepidante, aveva percorso i cinque piani in ascensore, toccandosi un amuleto che portava al collo da quando era bambina. Uscendo dall’ascensore se lo trovò di fronte, impreparata. Le mancò il respiro. Era l’uomo dei suoi sogni. Lo scrutò, mentre lui le parlava in modo cordiale, quasi paterno. Aveva un’età indefinita, abbronzato, il fisico sportivo. Le mostrò la casa, grande ed elegante, poi la stanza della servitù, abbastanza ampia per ospitare due letti, con un bagno. Quando prese servizio, per prima cosa controllò meticolosamente tutte le foto che c’erano in casa: lui con i figli e lui con svariate donne. Si domandò se sarebbe riuscita a conquistarlo. Era vitale per lei. Si specchiò e vide riflessa una donna ancora piacevole. Aveva un bel viso, la carnagione ambrata e il suo talismano. Lo strinse e si sentì rinvigorire. Sì, l’avrebbe conquistato.
Era, scoprì, positivo e molto socievole. Riceveva ogni settimana, il mercoledì. Era nato di mercoledì, le disse, un mercoledì di sessanta anni prima.
Aveva tante donne, che andavano e venivano. Ma nessuna in particolare, così decise che le avrebbe sterminate tutte. Considerata l’età, non doveva attendere molto. Grazie al suo talismano o al Parkinson che sopraggiunse all’improvviso, ci riuscì. Le ci vollero venti anni, ma tutte le donne, giovani e belle, che frequentavano la casa si dileguarono man mano che il tremore del signore aumentava e le gambe non lo reggevano più. Il suo talismano, fatto di stoffa indigena tessuta a mano da uno sciamano del suo villaggio, riempito di scaglie di serpente, occhi seccati di coyote, formiche abbrustolite e qualche altro ingrediente segreto, aveva cambiato colore, da rosso era diventato nero. Ma lei, continuava a toccarlo sotto la sua divisa.
Suo figlio lavorava già da dieci anni ed era andato a vivere per conto suo. I figli di lui venivano raramente a trovarlo. Finalmente erano rimasti solo lei e il suo signore. E lei era la regina della casa! E così andò avanti per altri dieci anni. Il signore ormai non camminava più, non parlava più, non poteva più governare le sue esigenze corporali. Ora doveva lavarlo, pulirlo, cambiarlo più volte al giorno, ma continuava a vederlo così come lo aveva conosciuto. Negli anni la situazione economica era drasticamente cambiata, era stato interdetto e i figli lo amministravano. Prima le avevano abbassato lo stipendio e negli ultimi sei mesi non glielo avevano più pagato. Un giorno, rigovernando un armadio, scoprì dentro un vecchio portafogli di un frac, un amuleto simile al suo. Chissà da quanto era lì. Ma, custodito diversamente dal suo, non presentava i segni del tempo. Incuriosita, aprì il sacchetto e, con sorpresa, ci trovò dentro dei capelli e una foto di lei! Capì d’un tratto, che l’amuleto del signore aveva funzionato molto meglio del suo.