di Ilaria Borrelli

La prima giornata di estate vera, Oriana poteva finalmente andare al lavoro indossando i suoi nuovi sandali gioiello.
L’edificio che all’ultimo piano ospitava la società di “Soluzioni Informatiche Innovative”, ritinteggiato con slancio modernista, spiccava scontroso in mezzo agli altri villini di inizio anni ’30. Nulla le ricordava la torre d’acciaio dove fino a un anno prima era stata una brillante consulente, impeccabile nei suoi raffinati tailleur Max Mara con borsa e tacchi abbinati. Outfit bocciato al primo giorno del nuovo lavoro dagli sguardi feroci delle colleghe. Dal piano terra, sede di un vetusto laboratorio di analisi, l’ascensore a specchi approdava direttamente in ufficio. Oriana sistemò la sua frangia scalata nuova di hair stylist, proprio quello che le aveva suggerito Livia, sicura che anche le altre l’avrebbero notata soddisfatte. Salutò le ragazze che intorno alla macchina del caffè, in jeans e scarpe basse, parlavano di vacanze e dell’aperitivo serale.
Il resto del team era formato da tre giovinastri che lasciavano sempre gli zaini davanti alla macchina del caffè, a marcare il territorio. Oggi toccava a Stefano, il più giovane, il capo progetto, ad offrire il giro. Le guardò sorpreso i sandali gioiello, ma non osò commentare. Oriana sentì lo sguardo delle sue colleghe posarsi sui suoi piedi. Fra donne si scrutavano sempre, analizzandosi in cerca di segni di riconoscimento. Ci pensò prontamente Stefano a distrarre gli sguardi, annunciando che a mezzogiorno, in sala caffè, avrebbe presentato la nuova risorsa a tutto il team. Oriana cercò subito la complicità delle ragazze.
L’ultimo nuovo acquisto di sei mesi fa, Diletta, non era così antipatica come il suo curriculum. Classe 1995, Laurea in Ingegneria gestionale. Primo e secondo livello. Senior Software Developer, esperienze presso importanti clienti. Il turbamento durò giorni, o non era così qualificata, o aveva barato sull’età. E lo smarrimento svanì solo quando si materializzò una ragazza timidissima ma sveglia, con poco seno, sempre con quegli anfibi inglesi, anche ora che era estate.
Bussò energicamente Gianni, il ragazzo calvo, tutto bracciali osso e legno, e valutò che proprio da Oriana ci sarebbe stato un po’ di posto per la nuova arrivata, la stanza era ampia. Oriana sobbalzò come se la nuova le si fosse seduta in braccio, e volesse impiccarla con i fili del Pc. Un’altra donna. Livia le avrebbe consigliato lo stesso hair stylist, forse l’avrebbero invitata già all’aperitivo di stasera. Ebbe voglia di ritirare fuori tutto il guardaroba che aveva segregato da un anno.
Arrivò mezzogiorno: Oriana si diresse in bagno. Preferiva trovarsela subito nel suo ufficio: un interrogatorio mite ma incalzante sarebbe stato il suo benvenuto. Dalla sala arrivò un applauso fragoroso. Sentì Diletta urlare di gioia. Cosa si era persa?
Già rovente per il sole estivo, la nuova stampante laser multifunzione mezza imballata giaceva a distanza di sicurezza dalla sua scrivania. Stavolta l’aveva scampata.