di Sofia Di Nauta

Primo giorno di lavoro dopo quasi sedici mesi di assenza. Lucia aveva le palpitazioni, non credeva sarebbe stato così emozionante rientrare in ufficio. Una maternità serena, nonostante il ginecologo le avesse certificato una gravidanza a rischio. Era mancata subito dal lavoro, e si era sentita molto in colpa a lasciare i colleghi in difficoltà. Una volta nato il bambino si era sentita in colpa a lasciarlo subito nelle mani di una baby sitter, così aveva optato per il congedo facoltativo, sarebbe stata a stipendio ridotto, ma avrebbe reso più dolce la separazione da suo figlio. Era sicura che il momento di rientrare fosse arrivato, non ne poteva più di giorni pieni solo di pappe, pannolini e cene da preparare. Il suo capo e i colleghi l’aspettavano, le avevano telefonato e scritto, informandola sull’andamento caotico del lavoro.
I suoni familiari del badge all’ingresso del palazzo per il riconoscimento del personale, la fecero sentire più sicura. Arrivata nell’enorme open space del dodicesimo piano, le centraliniste erano al loro posto, sorridenti nel rivederla, le facce erano le solite lungo il corridoio che divideva a metà l’intero piano, solo qualche volto nuovo, gli stagisti di turno. Il suo gruppo di lavoro era proprio in fondo e nel percorrere tutto quel corridoio pensò che avrebbe ripreso presto la sua linea smagliante.
“Cara sei tornata?”, Barbara, manager di un altro gruppo, la salutò calorosamente, avevano cenato insieme alcune volte che si erano ritrovate tra le scrivanie deserte per rispettare le scadenze di analisi di programmi commissionate dai clienti.
“Ti sei decisa a lasciare tuo figlio! Sei sicura della scelta che hai fatto?”, Lucia riuscì solo ad assentire con la testa che Barbara scappò per andare ad una riunione.
Finalmente era arrivata dal suo team. Osservò tutti i colleghi nelle loro postazioni, qualcuno in verità non l’aveva mai visto. Alcune mani alzate in segno di saluto la distolsero dai suoi pensieri, tre colleghi le andarono incontro ad abbracciarla. “Che bello Lucia, ben tornata! Come ti trovo bene, ci sei mancata!”.
“Anche voi. Dove posso sedermi? Ho visto che la mia scrivania è occupata.”
“Dovresti aspettare il capo che in questo momento è in riunione. Scusami, ma tra cinque minuti ho una call dagli Stati Uniti”, le aveva detto Gaia, un tempo sua vicina di scrivania.
Lucia rimase immobile a guardare i loro volti, ognuno nel suo spazio, davanti al proprio monitor. Tra i nuovi scorse quattro donne, questo le ricordò che la sua azienda è sempre stata attenta alla crescita professionale femminile adottando una politica di inclusione che garantisce tutele come il part time, il lavoro agile. Tutto si sarebbe sistemato, si disse per farsi coraggio.
Il capo arrivò prima di quanto pensasse. “Bentornata Lucia, sono contento di vederti, accomodati nel salottino, arrivo subito”.
Lucia rimase un’ora e mezza in attesa, prima che si affacciasse Gaia per dirle che sarebbe stato meglio che tornasse domani, perché oggi erano tutti troppo presi per occuparsi di lei.