di Paola M.C. Fasano

La bruttezza della vecchiaia vuole un caffellatte con un tortino al cioccolato. Apparecchio la tovaglia a quadri e le offro una tazza fumante. È grata.
La bruttezza della vecchiaia succhia con avidità il tortino inzuppato.
Si muove adagio, non ha fretta, sa che lo specchio l’attende. Si stringe nella vestaglia e affronta il nemico con dignità. Una doccia zampillante e sia dato il via ai lavori di restauro.
L’acqua di rose prima, uno strato di crema nutriente poi, fondotinta per dare un colore oro alla pelle, ora stile pompe funebri.
Ci vuole un bel po’ di terra, mia cara, quel tipo lieve che suggerisce Inès, modella matura della Maison Uniqlo. Che gusto quella donna, è nata elegante, con uno straccio sembra la più bella del creato. Tu infilati i jeans e un maglione rosa! Vestiti di allegria, distrai il mondo con la freschezza del buon umore, ridi e pettinati i capelli grigi con le dita per dare loro volume.
La bruttezza della vecchiaia mi ascolta, ha fiducia in me, si lascia guidare. Sono il suo bastone, sono la saggezza dei suoi anni. Talvolta la premio con una coppa di vino, ne è così ghiotta. Ama arrivare al limite della sbronza per poi crollare e sonnecchiare in una coperta di sogni silenziosi.
La bruttezza della vecchiaia è mite, ma a volte sbraita, offesa dalla stupidità del mondo intorno. Si sente inadeguata, vecchia nelle rughe e fresca nei propositi, brutta allo specchio e bella nelle parole.
Siamo amiche da lunga data, lei dissennata, io saggia, una coppia zoppa che può scalare torri antiche.
La bruttezza della vecchiaia saluta accennando a un inchino per non offendere le vertebre in pensione. È illuminata.
E io? Non so.