di Leonora Carducci
Lavoro, che bella parola.
Sono andata in un ufficio pubblico per fare delle cose. Persone sedute a chiacchierare al telefono dei cavoli propri, gente in fila esasperata, qualcuno che iniziava a muovere le gambe, testa bassa e mascherina che si alzava e abbassava velocemente. Mi ha fatto pensare ai tori prima dell’attacco. Peccato che poi muoiono tutti e così quelli che vorrebbero prendere a testate chi se li guarda con sufficienza e continua a stare al telefono.
Inutile arrabbiarsi perché perderemo altro tempo. Poi pensi: ecco io farei diversamente, forse perché ho bisogno del lavoro e ho bisogno di sentirmi utile e perché da quest’altra parte vedo le cose in maniera differente.
Ecco, questa mattina ci stavo pensando che mi piacerebbe tanto poter lavorare.
Ora, con i figli grandi che non devi stargli dietro. Ci penso e mi dico, certo prendono te. Mica sei giovane, hai una certa e quelle non le vogliono più perché “gli costano di più”. Poi penso ancora, certo anche quelle giovani, stanno attenti a non prenderle, perché potrebbero convivere o sposarsi e avere dei figli, significa maternità, aspettativa, giorni a casa per le varie febbrette e mal di pancia dei pargoli. Quelle ancora più giovani, non le prendono perché non hanno esperienza, oppure perché non si fidano, lavorano poco e male.
E ci ritroviamo tutte a casa.
La soluzione potrebbe essere quella di essere la figlia, moglie, amante o amica intima di qualcuno che conta, allora sì un posticino te lo trovano.
E ritorna il fatto che a una certa, non ti vuole più nessuno, non vedono cosa potresti fare e che potresti essere una forza in più, vedono solo quello che dovrebbero pagare. Bene allora datemi la pensione, eh no, quella no, perché ancora sei giovane!
Ecco, le parole giovane per la pensione e anziana per il lavoro mi stonano.
Poi guardo in giro: c’è uno che ha iniziato adesso e ha 58 anni, un altro lo hanno preso in quell’ufficio e ne ha 54. Quello assunto in una grossa azienda perché senza lavoro che poi in realtà un lavoro lo ha ma mica si sa. Lo sanno tutti, ce lo ha scritto ovunque, ma solo chi assume non lo vede.
E noi, noi ad aspettare, ad arrabbiarci perché non vogliamo stare a casa, noi che lottiamo per la minima cosa ma a volte non ci fanno parlare perché sono sempre gli uomini che parlano anche della nostra situazione. Che cavolo ne sanno loro di cosa abbiamo bisogno e soprattutto di quanto potremmo dare se non ce ne danno la possibilità!
Riprendo a leggere gli annunci.
“Cercasi personale da marzo a giugno”.
Vai a chiedere e devo vendere prodotti. In pratica non ti offrono lavoro ma sei tu che devi portare nuovi clienti e ti danno una percentuale su quello che vendi. E me lo chiamano “offresi lavoro”.
“Ti conosco, potremmo collaborare insieme”.
“Dimmi, così ti dico se posso farlo”.
“Guarda ho organizzato una cena a tema, bisogna trovare i clienti”.
“Sì certo, fammi sapere”, un vaffa c’era tutto ma poi lasci perdere perché non ne vale la pena.
Stiamo sempre parecchi gradini più in basso e quei gradini dobbiamo salirli con i gomiti, facendoci male.