di Leonora Carducci

Mi ha infilato una mano in mezzo alle cosce e mi ha chiesto se volevo diventare donna con lui. Era il padre di una mia amica, della mia amica. Mi accarezzava sopra i miei pantaloni di velluto grigio e diceva che era normale. Quel tragitto in macchina che non finiva mai, mentre lui mi parlava con la bava alla bocca, rosso in viso, io pensavo a come potevo scappare da lì. Mi mancava l’aria, restavo immobile quasi non respiravo. Avevo il terrore che si fermava che mi bloccava e che non avrei potuto fare niente, stavo lì e pensavo che volevo scappare lontano che non era vero quello che mi diceva, che non provavo piacere e che non mi doveva toccare. Lui non doveva prendersi la libertà di toccarmi così. Non doveva pensare che quello che mi stava facendo andava bene. Io non lo volevo non glielo avevo chiesto, non avevo fatto nulla per farglielo intendere. Neanche gli avevo chiesto di accompagnarmi, era stato lui a invitarmi.
E io ci sono cascata, avevo 11 anni.
Non essere in grado di rispondere a tono, di farlo smettere è la cosa che mi ha fatto male ma ancora di più essere sottomessa, non poter decidere, lui provava piacere, io schifo. Il suo gioco è andato avanti per un po’ e io mentre ero lì rinchiusa ragionavo su come scappare. Ero tentata di aprire lo sportello della macchina e provare a buttarmi ma pensavo che poi lui si sarebbe fermato e sarebbe stata la fine.
Quei pochi chilometri non finivano mai. Le domande che mi faceva erano sempre più intime. Sei diventata signorina, vedrai che sarà facile e io che guardavo davanti a me e pensavo cosa sarà facile? COSA? Perché mi stai facendo questo?
Ma avevo la gola secca, le parole non mi uscivano, sudavo freddo, avevo paura. Non si arrivava più, andava sempre più piano, se continua così posso saltare giù dalla macchina e correre a più non posso e nascondermi. Stava facendo buio e io stavo male, non si rendeva conto che sono piccola che lui è vecchio e che IO NON VOGLIO. Poi finalmente arriviamo, si ferma distante da dove l’aspettava la figlia ma io sono riuscita a scendere, mi stava per prendere per un braccio. Sono stata più veloce. Sono corsa da lei, non potevo dirle nulla non mi avrebbe creduto, nessuno mi avrebbe creduto perché io ero piccola e lui era il padre della mia amica.
Hai reso bene la paura, la rabbia, lo schifo. Grazie
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Grazie a te
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