di Rachele Ricucci

Ho un corpo solo
che non conosce disuso
ma pazienza.
A volte è un tempio vuoto
a volte un magazzino che raccoglie
più di quanto consumo;
io sono un luogo
dove mettere radici anche quando
la tenerezza non trova strada.

C’era un albero lì
e la sua ombra con lui.
Quel giorno ho capito
sono anch’io corpo e ombra:
vi è una parte di me che in assenza di luce
non è osservabile del tutto.
Appena nata, ricevuta la forma,
l’ombra è venuta da sé
a donare il dubbio che esista
al di fuori del corpo
sempre una donna.

non so concedere
l’accelerazione al cuore e il respiro
celere, incitato dal timore, fingo che non sia
in questo porto di corpo
dove attracca anche ciò che di me
-io vorrei-
prendesse il mare